Teatro Massimo di Palermo
Il teatro Massimo di Palermo è il primo teatro per grandezza non solo della città ma di tutta Italia.
Si pone al terzo posto in Europa, alle spalle dell’Operà di Parigi e del Of Operhaus di Vienna.
Fu realizzato, come era avvenuto per il teatro Garibaldi, a seguito di concorso:
il progetto vincitore era stato quello dell’architetto Giovanbattista Basile che diresse i lavori dell’opera per diversi anni.
Lasciò al figlio Ernesto il completamento, datato 1891.
Anche il teatro Massimo di Palermo fu ispirato ai canoni del neoclassicismo con la sua struttura elegante e proporzionata.
Le grandi finestre sono accompagnate da semicolonne corinzie;
Nella zona centrale è presente scalinata che conduce al mastodontico ingresso protetto da un pronao esastilo e sovrastato da cupola.
Ai lati della scalinata sono presenti due bronzei leoni.
In questa struttura ritroviamo tutti gli elementi dell’antichità classica:
immediato è il richiamo al tempio greco, con le sue imponenti colonne, i capitelli in stile corinzio e la trabeazione;
Emergono anche elementi propri degli edifici romani (le terme o la basilica civile), come ad esempio presenza della cupola.
Sulla facciata, sopra le sei colonne dell’ingresso, è incisa la frase: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire“.

Interno del teatro Massimo di Palermo
Per quanto riguarda l’interno, il teatro presenta la forma a ferro di cavallo e con i posti distribuiti su differenti livelli.
La sala “rotonda del mezzogiorno” offre un eccezionale effetto acustico dovuto alla lieve asimmetria dell’ambiente che amplifica i suoni.
In esso sono, poi, custoditi gli affreschi dei pittori Luigi Di Giovanni, Michele Cortigiani, Rocco Lentini e Ettore De Maria Bergler.
Il teatro fu costruito in uno spazio ricavato dall’abbattimento di alcuni edifici preesistenti, fra cui la il convento e la chiesa delle Stimmate e la chiesa di San Giuliano.
Una leggenda è, così, legata al teatro Massimo: si racconta che lo spirito dell’ultima Madre Superiora del convento, vaghi ancora all’interno del teatro.
Per questo motivo, uno dei gradini della struttura è chiamato, appunto, gradino della suora, in cui si dice inciampino tutti coloro che non credono alla leggenda.
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