L’oscurantismo del medioevo si chiude con il fiorire dell’epoca moderna e col Rinascimento in Sicilia: l’isola assiste al suo rifiorire artistico sotto l’egida di nuove potenze straniere.
Rinascimento in Sicilia
SPAGNOLI:
La casata degli aragonesi amministra la Sicilia dalla fine del XIII sec. all’inizio del XV. Nel 1412, infatti, l’isola comincia ad essere governata sotto la corona di un sovrano straniero, quello spagnolo. Attraverso una struttura di potere di tipo decentrato, vengono nominati dei correggenti: si apre il periodo dei Viceré.
Non manca, quindi, il malcontento popolare che si può evincere dalle rivolte sollevate dai baroni, i quali mal sopportano la dominazione straniera e riduzione dei propri poteri “sovrani”. O ancora l’insurrezione avvenuta nella seconda metà del 1600 a Palermo e capitanata da un condannato evaso da prigione (Nino de La Pilosa, assieme a Giuseppe Alessi); rivolta prontamente repressa dall’esercito spagnolo.
Il XVII sec. si chiude con il terribile terremoto (1693) che interessa la Sicilia orientale: interi paesi rasi al suolo, ingenti e irreparabili danni alle strutture urbanistiche ed artistiche, che porteranno gli abitanti alla ricostruzione delle stesse secondo lo stile in voga in quel periodo: il Barocco. Da ricordare in questo senso la Val di Noto, patrimonio dell’Unesco.
SAVOIA, AUSTRIACI, SPAGNOLI:
Il periodo di dominazione iberica, attraverso l’operato dei viceré, giunge al termine grazie alla fine della guerra di Successione spagnola e al successivo Trattato di Utrecht, con il quale la Sicilia passa in mano ai Savoia per l’ausilio fornito nel conflitto alle nazioni vincitrici. Vittorio Amedeo II assume il titolo di Re di Sicilia il 24 dicembre del 1713, provocando in un primo momento il malcontento dei siciliani; ciononostante, migliora da subito la propria posizione attraverso la legittimazione di tutti i privilegi di cui godevano i baroni nel periodo precedente alla sua ascesa al potere. Essendo la Sicilia lontana dal regno dei Savoia, vengono rafforzate le linee e i traffici marittimi attraverso la costruzione di una flotta non solo mercantile ma anche militare, oltre a importanti riforme in ambito fiscale e amministrativo; questo, però, non basterà a difendere l’isola dal ritorno degli spagnoli che, grazie all’appoggio di baroni siciliani, costringerà i savoiardi a battere la ritirata.
A stravolgere i piani spagnoli, però, ci pensa la Quadruplice Alleanza (Olanda, Austria, Inghilterra e Francia): l’esercito iberico viene sconfitto per mare dagli inglesi e in territorio siculo dagli austriaci che da questo momento in poi (1720 – 1734), dopo la concessione della Sardegna ai Savoia, amministreranno l’isola imponendovi un viceré.
Dopo tre decadi di pesante fiscalismo austriaco, oppressioni e sfruttamenti, il regno di Sicilia si ricongiunge con quello di Napoli: Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V, conquista Napoli nel 1734 e Messina ( e in pratica tutta la Sicilia) nel 1735. Carlo sarà incoronato Re delle due Sicilie con il titolo di Carlo III, con gran clamore del popolo, anche in vista delle sue intenzioni fiscaliste mitigatorie.