Quando si parla del Barocco di Sicilia ci si riferisce al movimento culturale che nasce alla fine del 1500 e che si estende fino alla metà del 1700, e che coinvolge non solo l’arte e l’architettura, ma anche la musica, la letteratura e la filosofia.
Barocco di Sicilia
Etimologicamente, il termine barocco deriva dal portoghese e significa “perla non coltivata”, “scaramazza”, cioè priva di rifinitura e perciò irregolare; si riferisce a quelle opere che non sono caratterizzate dal canone classico della perfezione e della sobrietà, ma che invece si contraddistinguono per l’eccentricità e l’estro, e soprattutto per la mancanza di ordine e simmetria, così come l’imperfezione della perla non lavorata.
Pertanto la parola barocco, assunse inizialmente una valenza negativa, utilizzata in senso dispregiativo dai sostenitori del neoclassicismo: questi ultimi riproponevano un ritorno alle proporzioni e al gusto rinascimentale, sposando l’ideale illuminista.
Nell’architettura del barocco di Sicilia, ad esempio, l’elemento stilistico canonico non è la linea retta ma la curva, l’andamento tondeggiante, la spirale, che destano nell’osservatore un sentimento di meraviglia, puntando anche su importanti giochi di luce e ombra: l’obiettivo era, infatti, lo stupore; lo strumento l’enfatizzazione delle decorazioni e l’esagerazione della forma.
Durante il periodo del Barocco di Sicilia, pertanto, si decide di stravolgere l’impianto medievale delle città, attraverso l’abbattimento di quartieri e palazzi e la loro ricostruzione: le residenza nobiliari presentano, infatti, scenografici balconi, cortili interni con fontane e cascate immerse nel verde, statue e monumentali scalinate (vedi i palazzi di Noto, Catania, per fare degli esempi). Le chiese presentano, invece, solitamente una facciata a torre campanaria integrata nel corpo centrale e una magnificente cupola nel transetto (da visitare la chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla, la cattedrale di Noto, San Giorgio a Modica).
Tutto questo fermento artistico si realizzò a partire dal Concilio di Trento del 1545, nel quale la Chiesa prese coscienza sul necessario svecchiamento alla propria immagine, anche per l’incombere di nuovi movimenti religiosi, come il Protestantesimo, contro i quali era obbligatorio reagire. Fu così che vennero stabilite delle regole omogenee dalla pittura alla scultura all’architettura: scopo dell’arte doveva essere quello di far conoscere, a persone di qualunque condizione sociale, la parola di Dio e allo stesso tempo manifestare la Sua grandezza attraverso l’opera d’arte.
Non a caso le maggiori opere barocche furono commissionate dall’alto, cioè dalla Chiesa, dalle famiglie nobili o dal potere politico.
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San Giorgio – Modica | San Nicolò – Noto | San Giorgio – Ragusa Ibla |
Barocco di Sicilia – Il Val di Noto
Quando si parla del Barocco di Sicilia si pensa subito al Val di Noto, territorio che è interamente impregnato in ogni suo punto di tecnica barocca: moltissimi sono infatti i monumenti che sono stati inseriti nella lista dei beni dell’UNESCO patrimonio dell’umanità.
La valutazione dell’UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization) è basata:
– presenza di grande patrimonio artistico del luoghi;
– tardo Barocco, realizzato cioè nell’ultima fase del periodo;
– predominanza, quasi onnipresenza, dello stile su tutta l’estensione delle città;
– territorio a rischio sismico.
Il territorio di cui si è detto comprende i paesi della provincia di Ragusa, di Siracusa, così come parte di quelli delle province di Catania e Caltanissetta: in poche parole, tutto il versante sud-orientale dell’isola.
Un così vasto sviluppo del barocco è stato possibile a causa del tremendo terremoto che ha colpito la Sicilia sud-orientale nel 1693 che ne ha permesso la ricostruzione tout court, attraverso l’ingegno e la bravura di importanti architetti.
E utile precisare che, contrariamente a quanto si possa pensare a una prima lettura, il termine “Val di Noto” non si riferisce a una ipotetica “valle”, ma è la contrazione del termine “Vallo”, cioè la circoscrizione amministrativa del territorio operata in epoca normanna (Val Demone; Val di Mazara).
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